Con le prefazioni di Judi Chamberlin, Pirkko Lahti e Loren R. Mosher;
e la postfazione di Karl Bach Jensen. Testimonianze di Regina Bellion,
Carola Bock, Wilma Boevink, Michael Chmela, Bert Gölden, Ilse
Gold, Gábor Gombos, Katalin Gombos, Maths Jesperson, Leo P.
Koehne, Jan Kuypers, Peter Lehmann, Ulrich Lindner, Iris Marmotte,
Harald Müller, Eiko Nagano, Mary Nettle, Una M. Parker, Nada
Rath, Erwin Redig, Hannelore Reetz, Lynne Setter, Wolfgang Voelzke,
David Webb, Gerda Wozart e Katherine Zurcher. Interventi professionali:
Klaus John, Manuela Kälin, Kerstin Kempker, Elke Laskowski, Constanze
Meyer, Roland A. Richter, Marc Rufer, Martin Urban e Josef Zehentbauer.
Informazioni sul libro
1 ottobre 2004
Il primo libro al mondo sul tema Riuscire definitivamente
a liberarsi dagli psicofarmaci. Contiene le esperienze vissute di 28 pazienti
psichiatrici di tutto il mondo e gli interventi di psicoterapeuti, medici, psichiatri,
terapeuti della medicina naturale e alternativa nonché di altri professionisti
in grado di aiutare coloro che desiderano smettere di assumere gli psicofarmaci.
Gentili Signore, Egregi Signori,
è con piacere che vi presentiamo
il nostro ultimo libro "Liberarsi dagli psicofarmaci" che sarà pubblicato
tra breve in lingua italiana.
Il libro si rivolge a coloro che sono soggetti a trattamento
psichiatrico e che, di propria volontà, desiderano
smettere di assumere gli psicofarmaci loro prescritti. Contemporaneamente
si rivolge ai loro familiari e terapeuti. Milioni di persone
assumono psicofarmaci (p. es. Imap, Haldol, Serenase, Saroten, Tavor,
Valium e Zyprexa). Per loro le testimonianze dettagliate,
di come sia stato possibile smettere di assumere queste sostanze,
senza per questo venir ricapultati nello studio dello psichiatra
o nel reparto psichiatrico, sono di vitale importanza.
Gli ex-psichiatrizzati psichiatrici che hanno contribuito al libro
con le loro testimonianze provengono da tutto il mondo (Australia,
Belgio, Danimarca, Germania, Inghilterra, Giappone, Nuova Zelanda,
Austria, Svezia, Ungheria, Serbia & Montenegro, Svizzera, Olanda
e USA). Attualmente tutti vivono liberi dagli psicofarmaci. Ad
integrazione otto professionisti, tra cui psichiatri, medici, psicoterapeuti,
assistenti sociali, terapeuti della medicina naturale e alternativa,
spiegano come aiutano i loro clienti a smettere di assumere gli
psicofarmaci.
8 professionisti fra cui
psichiatri, medici, psicoterapeuti, assistenti sociali e terapisti della medicina
naturale e alternativa spiegano come aiutano i loro clienti a cessare l'uso degli
psicofarmaci. "Leggere questo libro é un obbligo per tutti
coloro che sono sfiorati dall'intenzione di assumere o di non più assumere
queste medicine che, legalmente, modificano la personalità e, forse, é
ancor di più un obbligo per coloro che hanno il potere di prescriverle".
(Dott. Loren R. Mosher , Soteria Associates) "Il
libro é provocatorio: le esperienze della vita divergono talvolta dalle conclusioni
a cui arriva la scienza. Si basa infatti sulle esperienze personali di pazienti
psichiatrici e di professionisti in grado di aiutarli a smettere di assumere psicofarmaci,
costituendo in questo modo una buona base di partenza per intavolare una discussione.
Questo libro dovrebbe essere presente in tutti gli studi professionali, in tutti
i reparti ospedalieri nonché nella biblioteca di tutti i pazienti psichiatrici."
(Pirkko Lathi, direttrice dell'Associazione Finlandese per la Salute Mentale
e presidentessa del World Federation for Mental Health)
Il libro é articolato nei seguenti capitoli: La decisione
di smettere · Smettere senza problemi di astinenza · Smettere
gradualmente · Smettere non senza problemi · Smettere
controbilanciandosi · Smettere con assistenza professionale
· Psicofarmaci: meglio assumerli qualche volta che sempre ·
Assistenza professionale · Dopo aver smesso
L'editore: Peter Lehmann
é l'autore di "Der
chemische Knebel" ("Il bavaglio chimico", 1986, 6.
ed. 2010) e "Schöne
neue Psychiatrie" ("Bella nuona psichiatria"), Volume
1: "Wie Chemie und Strom auf Geist und Psyche wirken" ("Come
la chimica e le scosse elettriche agiscono sullo spirito e sulla
psiche"), Volume 2: "Wie Psychopharmaka den Körper verändern"
("Come gli psicofarmaci modificano l'organismo umano")
(1996). Dal 1997 fino al 1999 membro del comitato esecutivo di Mental
Health Europe. Dal 1997 al 1999 presidente della Rete
europea degli (ex-) utenti e sopravvissuti alla psichiatria
(ENUSP), dal 1999 membro della presidenza, dal 2002 segretario dell'
ENUSP nonché rappresentante di MindFreedom
International presso le Nazioni Unite. Maggiori
informazioni nella biografia dell'editore
Cordiali saluti Peter
Lehmann
Prefazione di Pirkko Lahti
Questo libro, il primo sul tema "Riuscire con pieno successo a
liberarsi dagli psicofarmaci", pubblicato per la prima volta in
Germania nel 1998, si rivolge soprattutto a coloro che, di propria
iniziativa, desiderano smettere di assumere gli psicofarmaci. Ma
si rivolge anche ai loro familiari e ai loro terapeuti.
Milioni
di persone assumono psicofarmaci prescritti da psichiatri, per esempio Haldol
(Neurolettico, principio attivo aloperidolo, in commercio anche come Serenase,
P.L.), Fluctin (Antidepressivo, principio attivo fluoxetina, in commercio anche
come Deprexen, Diesan, Flotina, Fluoxeren, Fluoxin, Grinflux, Ibixetin, Prozac,
Xeredien, P.L.) oppure Zyprexa (Neurolettico, principio attivo olanzapina, P.L.).
Per loro le testimonianze dettagliate di come sia possibile smettere l'assunzione
di queste sostanze, senza per questo essere ricapultati nello studio dello psichiatra
o nella clinica psichiatrica, è di vitale importanza. Molti miei colleghi
che operano nel settore psicosociale trascorrono gran parte del loro tempo ricercando
criteri per la somministrazione di psicofarmaci. Diagnosi come comportamento coatto,
depressioni, dermatiti, iperattività, nausea e vomito in gravidanza, insonnia,
enuresi notturna, psicosi, balbuzie o chinetosi (mal di mare e mal d'auto) possono
portare alla prescrizione di neurolettici, litio (Stabilizzante dell'umore, in
commercio come Carbolithium, Litio Carbonato, P.L.), tranquillanti e altri psicofarmaci.
La definizione di indicazioni è un compito di alta responsabilità che
può avere anche gravi conseguenze. Diagnosi e indicazioni sfociano
spesso nel trattamento con psicofarmaci, trattamento che può risultare annoso
e difficile. Chi può predire se gli psicofarmaci quando sarà
il momento potranno essere dismessi senza problemi? Conosciamo già
l'effetto dipendenza provocato dai tranquillanti ed in particolare dalle benzodiazepine.
La sospensione senza aiuto terapeutico e senza conoscenza dei rischi può
assumere risvolti drammatici. Quali sono i rischi della sospensione di neurolettici,
antidepressivi e litio? Quali condizioni possono portare ad una rapida ricaduta
dopo aver smesso l'assunzione degli psicofarmaci? Non abbiamo forse già sentito
parlare di problemi causati dalla sospensione di psicofarmaci, di modificazione
dei recettori, di supersensibilità e di psicosi da sospensione? Chi è
in grado di distinguere tra ricaduta e ingannevoli problemi di astinenza? Quali
condizioni possono coadiuvare il successo della dismissione dei farmaci
successo nel senso che i pazienti non saranno subito ricapultati nello studio
dello psichiatra o nel reparto psichiatrico, bensì vivranno sani e liberi,
così come tutti noi li vogliamo? Non abbandoniamo i nostri pazienti
ai loro problemi e alle loro preoccupazioni, qualora dovessero decidersi
non importa per quale ragione a cessare gli psicofarmaci. Dove potranno
trovare assistenza, comprensione e modelli da seguire se ci volgeranno le spalle
per delusione (e noi le volgeremo a loro)? Peter Lehmann, membro della presidenza
dell'Rete europea degli ex-utenti e sopravvissuti della psichiatria e già
membro della presidenza di Mental Health Europe nonché della sezione europea
della World Federation for Mental Health, ha ricevuto riconoscimenti per il suo
difficile compito nel reperire testimonianze di pazienti psichiatrici, che sono
definitivamente riusciti a liberarsi dagli psicofarmaci, e dei terapeuti che li
hanno assistiti. Questo libro raccoglie le testimonianze scritte di ex-pazienti
psichiatrici dell'Australia, del Belgio, della Danimarca, della Germania, dell'Inghilterra,
della Serbia & Montenegro, della Nuova Zelanda, dell'Olanda, dell'Austria,
della Svezia, della Svizzera, dell'Ungheria e degli USA. Ad integrazione esperti
in medicina, psichiatria, assistenza sociale, psicoterapia e medicina naturale
intervengono per spiegare come aiutano i loro clienti a liberarsi dagli psicofarmaci.
Attraverso le diverse nazionalità degli autori il libro offre un ampio quadro
di esperienze e conoscenze. Il libro è provocatorio: le esperienze
della vita divergono talvolta dalle conclusioni a cui arriva la scienza. Si basa
infatti sulle esperienze personali di pazienti psichiatrici e di professionisti
in grado di aiutarli a smettere di assumere psicofarmaci, costituendo in questo
modo una buona base di partenza per intavolare una discussione. Questo libro dovrebbe
essere presente in tutti gli studi professionali, in tutti i reparti ospedalieri
nonché nella biblioteca di tutti i pazienti psichiatrici.
Pirkko
Lahti
Direttrice dell'Associazione finlandese per la Salute Mentale
e presidentessa del World Federation for Mental Health (2001-2003)
Helsinki, 19 agosto 2002
|
Prefazione di Loren R. Mosher
"Non c'è nessuna tirannia più
grande di quella che viene praticata nell'interesse della vittima." C.S.
Lewis (Clive Staples Lewis [1898 1963] è stato professore di letteratura
inglese ad Oxford ed uno dei più importanti autori cristiani del 20. secolo,
P.L.) Questo libro è dedicato ad un tema per il quale sussiste attualmente
un gran numero di idee fuorvianti. Viviamo in un'epoca in cui c'è "una pillola
per ogni dolorino". Purtroppo però l'uomo presta troppa poca attenzione alle
pillole, specialmente a quelle che agiscono sulla nostra psiche. Che significato
ha curare l'anima, il sé e l'intelletto coi farmaci? Il nostro dizionario
ufficiale "Webster" definisce la psiche in tutti questi tre modi. Siamo sicuri
che queste sostanze chimiche (così dette "psicofarmaci") non vadano ad influire
sulla natura più intima dell'uomo? Non dovremmo considerare questa pratica
con molta attenzione e prudenza? Una volta che si è iniziato non si dovrebbero
operare costanti controlli? Se queste tre cose anima, sé e intelletto
costituiscono l'essenza stessa dell'uomo, non dovrebbero essere i pazienti
stessi a decidere, sulla base delle loro esperienze con gli psicofarmaci, se assumerli
oppure no? La risposta è naturalmente un forte e chiaro sì. Cerchiamo
di essere realisti. Siccome disponiamo di pochi indicatori obiettivi in merito
all'efficacia di questi farmaci, le testimonianze dei pazienti hanno un'importanza
decisiva. I medici e gli psichiatri che prescrivono questi farmaci tengono sufficientemente
in considerazione le esperienze dei pazienti in relazione ai singoli farmaci?
A questa domanda si può rispondere in svariati modi, ma per chi parla un'altra
lingua, appartiene ad una minoranza, è povero, viene considerato "molto malato"
oppure viene assoggettato ad un trattamento psichiatrico obbligatorio, la probabilità
di essere veramente ascoltato diminuisce drammaticamente e comunque nemmeno
prima era molto alta.
Per questo il contenuto intrinseco di questo libro è molto
importante: si tratta delle storie di persone, che non sono state
ascoltate quando la loro anima, il loro sé e il loro intelletto
venivano martoriati a causa degli psicofarmaci spesso somministrati
con la forza. Fra queste ci sono storie di decisioni coraggiose,
prese contro l'opinione di influenti specialisti (e anche contro
la famiglia e gli amici) storie di dolore, dolore che qualche
volta non ha mancato di seguire. Dopo la sospensione dei farmaci
il cervello inizia a ripristinare il normale funzionamento. La maggior
parte dei pazienti non è stata avvertita del fatto che i farmaci
possono modificare il cervello (o che, ancor peggio, possono sopprimere
alcuni centri nervosi), e che quindi l'insorgenza di problemi di
astinenza è praticamente inevitabile. E tanto meno sanno che
questi possono durare a lungo e possono essere interpretati come
una "ricaduta". Ci sono storie terribili di quello che può
(tuttavia non necessariamente) accadere, quando si cerca di far
ritornare il cervello al suo naturale funzionamento, dopo che è
stato completamente sottoposto all'influenza di sostanze chimiche
"terapeutiche". Di norma questa sofferenza è stata necessaria
per riprendere possesso della propria anima, del proprio sé
e del proprio intelletto ovvero dell'essenza della natura
umana.
Siccome i farmaci sono stati somministrati con leggerezza, con
modi paternalistici e spesso quando non necessari, al fine di curare
una non ben precisata "malattia", il libro costituisce anche un'accusa
contro i medici. Il giuramento di Ippocrate di non procurare
innanzitutto del male non viene, di solito, nella fretta
"di fare qualcosa", tenuto in considerazione. Come è possibile
arrivare a stabilire se c'é stata morte dell'anima, se non
si vogliono ascoltare gli effetti che i pazienti raccontano in merito
ai farmaci, farmaci che agiscono direttamente sull'essenza intrinseca
dell'uomo? Anche se vogliono darsi ad intendere in altro modo: i
medici sono solo dottori in medicina, non semidei della medicina.
Al contrario dei veri dei i medici devono accettare di dover rendere
conto delle loro azioni.
Leggere
questo libro è un obbligo per tutti coloro che sono sfiorati dall'intenzione
di assumere o di non più assumere queste medicine che, legalmente, modificano
la personalità e, forse, è ancor più un obbligo per coloro che
hanno il potere di prescriverle.
Dott.
Loren R. Mosher
Direttore, Soteria Associates, Professore clinico di psichiatria,
University of California, San Diego, Facoltà di Medicina
26 agosto 2002
|
Prefazione
di Peter Lehmann
"Cercasi autori/trici sul tema Liberarsi dagli psicofarmaci".
Ecco l'appello che nel 1995 ho lanciato in ambienti del settore
di tutto il mondo. Nel dettaglio scrissi:
"Liberarsi dagli psicofarmaci. Testimonianze scritte
di esperienze con tranquillanti, antidepressivi, neurolettici, carbamazepina (stabilizzante
dell'umore, in commercio anche come Tegretol, P.L.) e litio". Questo è il
titolo del libro che sarà pubblicato nel 1997/98. Per la maggioranza di
coloro a cui viene prescritto o somministrato uno o più degli psicofarmaci
citati, il sapere che altri sono riusciti a liberarsi da queste sostanze, senza
per questo essere ricapultati nello studio dello psichiatra e nel reparto psichiatrico,
è di vitale importanza. Per questo motivo cerco autori/autrici desiderosi
di rendere conto delle loro esperienze personali in merito al cammino che porta
alla sospensione e che adesso vivono liberi dagli psicofarmaci. Tuttavia sono
anche alla ricerca di persone che per professione o convinzioni personali aiutano
i pazienti psichiatrici a smettere gli psicofarmaci". A questo appello hanno
risposto numerosi ex-pazienti psichiatrici intenzionati a contribuire con la loro
storia. Hanno risposto anche alcuni esperti i cui interventi sono stati pubblicati
nel libro. Una psichiatra di Berlino ha ritirato il contributo, precedentemente
offerto, che verteva sulla possibilità di smettere gradualmente i farmaci
col suo aiuto e con quello dei gruppi di auto-aiuto psicoterapeutico, presumibilmente
per la paura (non del tutto ingiustificata) che il suo studio venisse letteralmente
invaso da pazienti desiderosi di liberarsi dagli psicofarmaci. Siccome non ho
ricevuto nulla da parte dei familiari ho inviato il mio appello anche all'associazione
tedesca dei familiari dei "malati mentali". Reazione: silenzio. La ragione di
questo silenzio è da ricercare nel fatto che da anni i familiari organizzati
in associazione ricevono gratuitamente informazioni e relazioni dalle case farmaceutiche?
Sarebbe tuttavia un errore fatale ridurre la problematica dell'assunzione
permanente degli psicofarmaci, e delle possibili difficoltà nella sospensione,
a familiari insensibili o inconsapevoli, a medici irresponsabili e a case farmaceutiche
avide di guadagni. Due autrici, che avevano risposto all'appello desiderando raccontare
la loro storia, hanno successivamente ritirato la loro offerta. Sono state vittima
di una "ricaduta". Una di loro mi informò che il momento che aveva scelto
per smettere era risultato molto infelice: si era lasciata col suo ragazzo. L'altra
mi comunicò, senza altre precisazioni, di essere stata di nuovo ricoverata
in clinica a causa del ripresentarsi della psicosi: stava vivendo quella che gli
esperti chiamano la "psicosi della sospensione" oppure era stata di nuovo travolta
dai suoi vecchi e mai risolti problemi? Saggiamente mi sono astenuto dall'incitare
a sospendere i farmaci. Mi sono rivolto solo a quelli che avevano già smesso
i farmaci prima del mio appello. Tuttavia mi sono posto il quesito se, solo a
causa della mia attività editoriale sul tema "liberarsi dagli psicofarmaci",
potessi colposamente indurre qualcuno ad abbandonare con leggerezza i farmaci.
Da quando esistono gli psicofarmaci sono molti i pazienti che li smettono
di propria iniziativa. Sarebbe interessante sapere quanti di essi hanno avuto,
solo per questa ragione, una "ricaduta", eventualmente seguita dalla ripresa della
somministrazione dei farmaci. Di una cosa sono sicuro e cioè che un grande
numero di tentativi di sospensione andrebbe a buona fine se i pazienti, e coloro
che li assistono, disponessero di sufficienti conoscenze sui problemi che possono
eventualmente insorgere e avessero un'idea di quello che si deve veramente fare
affinché la tanto profetizzata ricaduta non si presenti. Anche a livello
professionale ci si dà poco pensiero eccezion fatta per una manciata
di casi su come assistere i propri clienti, una volta che questi hanno
deciso di sospendere i farmaci. Volgere le spalle al paziente e lasciarlo solo
coi suoi problemi dimostra poco senso di responsabilità. I tanti e
diversi modi di sospendere gli psicofarmaci non possono in nessun caso essere
tutti presentati nello spazio limitato di un libro. In qualità di editore
ho dato molta importanza al fatto che i "miei" autori a prescindere dai
professionisti coinvolti potessero esprimere al meglio i loro desideri,
le loro paure e i loro modi di procedere. C'era solo una cosa che non potevano
fare: dare consigli ad altri su quello che dovrebbero fare e distribuire ricette
patentate. Ciascuna lettrice e ciascun lettore deve trovare le proprie risorse
e le proprie vie in base ai propri problemi e proprie possibilità, ai propri
personali punti di forza e di debolezza nonché ai propri limiti e desideri
individuali. Le testimonianze di coloro che sono riusciti a liberarsi dagli psicofarmaci
dimostrano che è possibile raggiungere, senza danni, questo obiettivo e conseguentemente
vivere liberi dagli impedimenti prodotti dalla terapia psicofarmacologica. Appendice
alla 2. edizione Due degli autori non sono più tra noi: Ilse Gold è
deceduta il 7 settembre 1998 per una neoplasia al seno, sviluppatasi successivamente
al trattamento psichiatrico. Dopo ripetute somministrazioni di psicofarmaci,
contro la sua volontà, Erwin Redig ha cessato di vivere il 14 giugno 1999.
Entrambi avrebbero meritato di vivere cent'anni. Peter Lehmann 16 settembre
2002
Recensione di Pino Pini
(edizione inglese, 2004)
E' con grande piacere
che ho accolto alcuni mesi fa l'invito di Peter Lehmann a cercare un editore italiano
per il suo libro "Coming off Psychiatric drugs". Ho pensato che la cosa migliore
fosse fare un'iniziativa pubblica come questa di oggi facendo conoscere, per adesso,
l'edizione inglese uscita quest'anno. Spero che in breve possiamo offrire ad un
vasto pubblico anche l'edizione Italiana. Peter Lehmann partecipa da molti
anni alle iniziative per l'auto aiuto psichiatrico di Firenze e Prato condividendo
un percorso finalizzato a dar voce a chi è oppresso da problemi di salute menatale
e da sistemi curativi unilaterali troppo improntati al modello terapeutico. Ci
siamo incontrati molte volte in diverse parti del mondo in occasioni importanti
finalizzate a sviluppare nuovi rapporti fra utenti, servizi e la comunità.
Peter Lehmann è segretario dell'Rete europea degli (ex-)
utenti e sopravvissuti alla psichiatria (European Network
of Users and Survivors of Psychiatry ENUSP), egli stesso si definisce
un survivor del sistema della salute mentale.
Dr Pino Pini, Direttore del Dipartimento di Salute mentale ASL 4 di
Prato (Italy), board member of Mental Health Europe Indice
-
Avvertenze legali
-
Prefazioni
-
Judi Chamberlin
-
Pirkko Lahti
-
Loren R. Mosher
-
Prefazione dell'editore
-
Introduzione
-
La decisone di smettere
-
Smettere senza problemi di astinenza
-
Gábor Gombos (Ungheria): Confutare di avere una tara
psichiatrica
-
Carola Bock (RFT): E finalmente vuotai il sacco
-
Jan Kuypers (Belgio): "Don Chisciotte e la zona franca
da psicofarmaci" oppure "Cosa succede, piccola marionetta?"
-
Maths Jesperson (Svezia): Tra lobotomia e antidepressivi
-
Smettere gradualmente
-
Wilma Boevink (Olanda): Fantasmi dal passato
-
Katharine Zurcher (USA / Svizzera): La seconda paura
-
Michael Chmela (Austria): Scamparla
-
Bert Gölden (RFT): Con pazienza
-
Smettere controbilanciandosi
-
Una M. Parker (Inghilterra): Parlare, piangere, ridere
-
Nada Rath (RFT): Il convento invece della clinica
-
Katalin Gombos (Ungheria): Dall'elettroshock alla voce
dell'anima
-
Iris Marmotte (RFT): Il "carrozzone blu", in viaggio...
-
Harald Müller (RFT): Venti anni dopo
-
Olga Besati (RFT): Avversità
-
Ulrich Lindner (RFT): Lotta per la mia vita. Come sono
riuscito a guarire dalle mie depressioni
-
Smettere con assistenza professionale
-
Eiko Nagano (Giappone): La terapia Nishi Un metodo giapponese
-
Manuela Kälin (Svizzera): Visita a domicilio dell'omeopata
-
David Webb (Australia): "La prego, non si faccia del male"
-
Hannelore Reetz (RFT): Mania o ricerca del sé
-
Psicofarmaci: meglio qualche volta che sempre
-
Mary Nettle (Inghilterra): Riprendere il controllo
-
Wolfgang Voelzke (RFT): Insieme alla mia psichiatra
-
Lynne Setter (Nuova Zelanda): Ritorno in me stessa
-
Interventi dei professionisti
-
Marc Rufer (medico e terapista, Svizzera): Fare paura
Prendere paura. Per chi desidera smettere, l'opinione dei
medici può essere controproducente
-
Josef Zehentbauer (medico e terapista, RFT): Chi ha paura
di smettere? Assistenza medica e consulenza psicoterapeutica
per smettere tranquillanti e sedativi
-
Martin Urban (laureato in psicologia, RFT): "Sto veramente
ancora soffrendo di un disagio psichico?" Assistenza psicoterapeutica
per smettere gli psicofarmaci un caso particolare
-
Roland A. Richter (laureato in pedagogia, RFT): Smettere
con la medicina ortomolecolare
-
Constanze Meyer (laureata in psicologia, RFT): "Sottrarsi
alla dipendenza dei farmaci..." Riflessioni sull'astinenza
da benzodiazepine e analgesici nelle donne
-
Klaus John (naturopata, RFT): Liberarsi e disintossicarsi
dagli psicofarmaci dal punto di vista naturopatico
-
Kerstin Kempker (Runaway-House, Berlino): Smettere nella
Runaway-House di Berlino
-
Elke Laskowski (naturopata, RFT): Biodinamica e Aura con
fiori di Bach, pietre e colori
-
Dopo aver smesso
-
Regina Bellion (RFT): Dopo aver smesso cominciarono le
difficoltà
-
Erwin Redig (Belgio): Una battaglia mentale. Come sono
riuscito a smettere di assumere psicofarmaci
-
Leo P. Koehne (RFT): "Adesso le dò l'Imap, che
serve per socializzare"
-
Conclusioni
-
Appendice
Biografie degli autori
-
Giorgio Antonucci. Il Dr. Giorgio Antonucci si è laureato
in Medicina all'Università di Siena ed è divenuto
psicoanalista in analisi didattica con Roberto Assaggioli, famoso
per aver introdotto la psicanalisi in Italia e per aver fondato
la psicosintesi, una teoria psicologica che tende a utilizzare
tutte le risorse creative della personalità, in una sintesi
di tutte le facoltà dell'intelligenza e della fantasia.
Nel 1969 Antonucci ha lavorato con Basaglia a Gorizia. Dal 1970
al 1972 ha diretto i Centri di Igiene Mentale del territorio
della montagna di Reggio Emilia con la conseguenza che i cittadini
si sono mobilitati contro il manicomio e gli internamenti psichiatrici.
Dal 1973 ha lavorato ad Imola riabilitando i pazienti, reinserendoli
nelle famiglie e costruendo alternative autogestite per coloro
che non sono stati riaccolti. Il professore Svend Bach, danese,
gli ha dedicato un numero tematico della rivista Amalie
dal titolo "Antipsykiatri eller ikke-psykiatri" ("Antipsichiatria
o non psichiatria"), Copenaghen 1989. Tra le sue opere si
citano: "I pregiudizi e la conoscenza. Critica alla psichiatria"
(Cooperativa Apache, Roma 1986); "Il pregiudizio psichiatrico"
(Elèuthera, Milano 1989 e 1998); tre contributi agli Annali
1989, 1990 e 1991 dell'Enciclopedia Atlantica (European Book,
Milano); "La nave del paradiso" (Spirali, Milano 1990); l'articolo
"Aggressività. Composizione in tre tempi" nel libro "Uomini
e lupi" (Elèuthera, Milano 1990); "Critica al giudizio
psichiatrico" e "Contrappunti" (Sensibili alle foglie, Roma
1993 e 1994); l'articolo "Il giudice e lo psichiatra" nel libro
"Delitto e castigo" (Elèuthera, Milano 1994); "Pensieri
sul suicidio" (Elèuthera, Milano 1996); "Il Telefono Viola",
insieme con Alessio Coppola (Elèuthera, Milano 1995).
-
Karl Bach Jensen, nato nel 1951 in Danimarca. Nel 1973/74 viene
rinchiuso in un istituto psichiatrico, sottoposto coattamente
a numerosi elettroschock e costretto ad assumere ingenti dosi
di neurolettici. Si sottopone volontariamente a cure psichiatriche
negli anni 1975, 1980 e 1985. Da allora non ha più avuto
contatti con la psichiatria. Nei momenti di crisi acuta ricorre
a medicine naturali e ad amici che lo sostengono a livello personale.
Dal 1980 fa parte del movimento degli (ex-) utenti e sopravvissuti
alla psichiatria in Danimarca. Nel 1991 è stato tra i fondatori
della Rete europea degli (ex-) utenti e sopravvissuti alla psichiatria
(ENUSP), di cui ha ricoperto la carica di presidente dal 1994
al 1996. È cofondatore e membro del consiglio direttivo
del Landsforeningen af Nuværende og Tidligere Psykiatribrugere
(LAP), l'unione danese degli (ex-) utenti e sopravvissuti alla
psichiatria. Dal 2001 è uno dei due membri europei del
consiglio direttivo dell'Unione mondiale degli (ex-) utenti
e sopravvissuti alla psichiatria. Per molti anni ha insegnato
nella scuola pubblica. Ha diretto per sette anni a Kolding (Danimarca)
un centro diurno gestito da utenti. Attualmente lavora in qualità
di consulente presso un centro che si occupa di sviluppo sociale,
ricerca ed insegnamento. Ha editato alcuni libri di critica
alla psichiatria e scritto una serie di articoli pubblicati
su riviste danesi.
-
Regina Bellion, nata nel 1941. Addetta alle pulizie, operaia,
commessa in negozio di alta moda, insegnante, barista, etc.
Attualmente in prepensionamento.
-
Olga Besati (pseudonimo). Nata nel 1946 in Baviera. Lunghi
soggiorni in Inghilterra e Francia. Si è laureata a Perpignan.
Due matrimoni, molti bambini (propri e altrui). Vive da qualche
tempo nella Foresta nera. Insegna all'universitá popolare
tedesca e ha aperto per proprio conto un ufficio di traduzioni,
con cui pubblica anche racconti, poesie e racconti brevi. Dal
2001 ricopre la carica di presidente della Libera associazione
tedesca degli scrittori (FDA) del Baden-Württemberg.
-
Carola Bock (pseudonimo), anno di nascita 1949. Impiegata di
concetto all'ufficio acquisti. Dal 1991 in prepensionamento.
-
Wilma Boevink, nata nel 1963, laureata in sociologia con indirizzo
assistenza psichiatrica, attiva nel movimento degli (ex-) utenti
e sopravvissuti alla psichiatria olandesi e membro del direttivo
della Rete europea degli (ex-) utenti e sopravvissuti alla psichiatria
(ENUSP). Data la lunga durata della sua ex-utenza è attualmente
assunta presso l'istituto Trimbos di Utrecht (l'istituto olandese
per la psichiatria e le dipendenze). Ha sviluppato un programma
di ricerca sui temi del "Recovery, Empowerment and Convalescence"
("Recupero, Responsabilizzazione e Convalescenza")
attraverso le esperienze di persone con disturbi psichici.e
rispetto a queste tematiche è a capo di un gruppo gestito
da utenti che si occupa di consulenza e formazione professionale.
Coautrice di "Samen werken aan herstel: Van ervaringen delen
naar kennis overdragen" ("Un lavoro comune per il recupero:
dallo scambio di esperienze alla messa in pratica delle conoscenze"),
Utrecht, Trimbos Institut 2002.
-
Oryx Cohen, laureato in Amministrazione Pubblica e uno tra
i principali attivisti del movimento internazionale degli (ex-)
utenti e sopravvissuti alla psichiatria. Cofondatore dei Freedom
Center, l'unica organizzazione diretta da utenti nel Massachusetts
occidentale che offre sostegno a coloro che, dopo essere stati
etichettati con una diagnosi psichiatrica, vogliono opporre
resistenza alla repressione psichiatrica. Membro del consiglio
direttivo di varie associazioni a livello internazionale, nazionale
e regionale, tra cui la National association for Rights Protection
and Advocacy (NARPA) (Associazione nazionale per la difesa e
la protezione dei diritti) e l'International network of treatment
alternatives for recovery (INTAR) (Rete internazionale per trattamenti
alternativi volti al recupero. Collaborazione pluriennale con
MindFreedom International, per cui ha diretto il progetto Oral
History Project che documenta, attraverso le testimonianze orali
di (ex-) utenti e sopravvissuti alla psichiatria, casi di abusi,
opposizione a misure psichiatriche, responsabilizzazione e recupero
in psichiatria. Attualmente a capo dell'organizzazione Western
Massachusetts Training Consortium, per conto della quale fornisce
consulenza per la gestione di piccole aziende dirette da psichiatrizzati
e per progetti di lavoro autonomo.
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Maria Rosaria D'Oronzo, laureata in psicologia nel 1993, all'Università
di Padova. Ha svolto ricerca di tesi (dal '92) e il tirocinio
(dal '93) nel reparto autogestito dell'ex Ospedale Psichiatrico
"Lolli" di Imola, direttore Giorgio Antonucci. Ha svolto volontariato
nello stesso reparto fino al '96. Da 10 anni lavora come libera
professionista e collabora con diverse associazioni per la difesa
dei diritti dell'uomo. Ha scritto diversi articoli per "Liberamente"
e "Piazza Grande" e suoi interventi si trovano nel libro di
Thomas Szasz "La battaglia per la salute". Da maggio 2005 è
presidente dell'associazione "Telefono Viola" di Bologna contro
gli abusi psichiatrici.
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Bert Gölden, nato nel 1955. Nel 1969 formazione professionale
in qualità di compositore tipografico, successivamente
perfezionamento come fotocompositore. Dal 1985 al 1987 lavora
autonomamente come fotocompositore indipendente. Costretto da
un disturbo ossessivo-compulsivo al prematuro ritiro dalla vita
professionale. Dal 1996 collabora attivamente nel settore pubbliche
relazioni e auto-aiuto della Deutsche Gesellschaft Zwangserkrankungen
e.V. (Associazione tedesca disturbi ossessivo-compulsivi). Nel
1996 fonda un gruppo di auto-aiuto per utenti e famigliari di
persone con disturbi ossessivo-compulsivi. Dal 2000 incaricato
regionale per la Renania-Westfalia della detta Associazione
tedesca disturbi ossessivo-compulsivi.
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Ilse Gold, nata nel 1949. Nel 1991 subisce un trattamento sanitario
obbligatorio di due settimane durante il quale è costretta
a assumere neurolettici. Poco dopo la dimissione dall'ospedale
smette di prendere l'Haldol, su propria iniziativa e senza controllo
medico. Da allora non ha più "assaporato" psicofarmaci.
(Ilse Gold è deceduta il 7 settembre 1998.)
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Gábor Gombos, nato nel 1961, fisico. Dal 1993 è attivo
nel movimento degli (ex-) utenti e sopravvissuti alla psichiatria.
Dal 1996 presidente dell'organizzazione ungherese di auto-aiuto
Voice of Soul (La voce dell'anima). É il rappresentante
per i paesi dell'Europa orientale nel direttivo della Rete europea
degli (ex-) utenti e sopravvissuti alla psichiatria (ENUSP)
di cui è il presidente dal 1998 presidente dell'ENUSP.
Fa parte inoltre del Forum di coordinamento dell'Unione mondiale
degli (ex-) utenti e sopravvissuti alla psichiatria. Oltre a
ciò è nel consiglio direttivo della sezione ungherese dell'Unione
mondiale per la riabilitazione psicosociale.
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Katalin Gombos, nata nel 1954, esperta di computer. Per più
di dieci anni ha avuto a che fare con la psichiatria e i neurolettici.
Fondatrice e membro del direttivo di Voice of Soul (La voce
dell'anima), associazione ungherese degli (ex-) utenti e sopravvissuti
alla psichiatria.
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Maths Jesperson, nato nel 1954, sposato, dal 2005 padre di
una bambina. Dal 1980 al 1981 ospite di una struttura psichiatrica.
Dal 1982 al 1988 produttore del gruppo teatrale "Mercurius"
nonché rappresentante comunale dei Verdi a Lund (Svezia).
Nel 1984 si converte al cattolicesimo. Dal 1988 segretario regionale
del Riksførbundet før Social och Mental Hælsa
RSMH) (Unione nazionale svedese degli (ex-) utenti e sopravvissuti
alla psichiatria). Membro fondatore della Rete europea degli
(ex-)utenti e sopravvissuti alla psichiatria (ENUSP). Dal 1991
al 2000 redattore della European Newsletter of (ex-) Users and
Survivors of Psychiatry, la newsletter europea degli (ex-) utenti
e sopravvissuti alla psichiatria. Parallelamente attività
di ricerca per la cattedra di scienze teatrali dell'Universitá
di Lund. Dal 2000 attore nello "Stumpen-Ensemble", un gruppo
teatrale intitolato al senzatetto noto come Sture "Stumpen"
Lindstrøm, costituito da (ex-) utenti e sopravvissuti alla
psichiatria, tossicodipendenti e persone senza fissa dimora.
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Klaus John, nato nel 1958, padre di due bambini. Dal 1985 ha
aperto un proprio studio di medicina naturale e si occupa soprattutto
di agopuntura, elettroagopuntura, diagnostica bioelettronica
delle funzioni, omeopatia, tecniche di Vissuto Immaginativo
Catatimico (VIC), ipnosi, psicologia transpersonale e cromoterapia.
Formazione professionale di tre anni in psicologia transpersonale
con Stanislav Grof negli Stati Uniti. Dal 1988 tiene seminari,
workshop sulla respirazione olotropica e dal 1990 corsi sul
training autogeno presso la Volkshochschule (università
popolare tedesca). Dal 1993 si occupa dello sviluppo di apparecchi
e programmi per la cromoterapia.
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Manuela Kälin (pseudonimo). Nel 1969 formazione professionale
come infermiera. Ha esercitato in reparti con diverse specializzazioni,
in patria e all'estero. Nel 1983/84 formazione come fisioterapista
e successiva collaborazione triennale in ospedale. Perfezionamento
in medicina complementare. Dal 1990 ha un suo proprio studio
medico in Svizzera.
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Kerstin Kempker, nata a Wuppertal nel 1958. Vive con le due
figlie a Berlino. Formazione professionale a Norimberga come
impiegata commerciale e corso universitario a Berlino in scienze
sociali e pedagogia sociale. Cofondatrice del Verein zum Schutz
vor psychiatrischer Gewalt e.V. (Associazione per la tutela
dalla violenza psichiatrica), associazione che nel 1996 ha a
sua volta fondato la "Weglaufhaus" (runaway-house), una struttura
antipsichiatrica ovvero una casa-rifugio per psichiatrizzati
in momenti di crisi. Qui ha lavorato dall'apertura fino al febbraio
2001. Cofondatrice nel 2002 dell'associazione "Für alle
Fälle" ("Per tutti i casi"), gruppo di consulenza
gestito da utenti. Dal 2002 lavora a livello indipendente come
scrittrice e consulente di progetti.
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Leo P. Koehne (pseudonimo), nato nel 1970, studia scienze politiche
e lavora come giornalista indipendente. Dal 1994 fa parte del
Bundesverband Psychiatrie-Erfahrener e.V. (Associazione nazionale
tedesca degli (ex-) utenti e sopravvissuti alla psichiatria).
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Peter Lehmann. Laureato in pedagogia. Lavora come scrittore
ed editore a Berlino. Dal 1980 ha al suo attivo numerosi contributi
apparsi su riviste specialistiche e testi pubblicati sia in
Germania che all'estero. Nel 1986 fonda la casa editrice Antipsychiatrieverlag
(in it. Peter Lehmann edizioni). Nel 1989 partecipa alla creazione
del Verein zum Schutz vor psychiatrischer Gewalt e.V. (Associazione
per la tutela dalla violenza psichiatrica) che nel 1996 ha a
sua volta fondato la "Weglaufhaus" (runaway-house). Nel 1990
è tra i fondatori di PSYCHEX (Svizzera) e nel 1991 contribuisce
alla costituzione della Rete europea degli (ex-)utenti e sopravvissuti
alla psichiatria (ENUSP). Dal 1994 al 2000 fa parte del consiglio
direttivo dell'Associazione nazionale tedesca utenti psichiatrici.
Dal 1997 al 1999 membro del comitato esecutivo di Mental Health
Europe. Dal 1997 al 1999 presidente dell'ENUSP. Dal 2003 rappresenta
i paesi dell'Europa nord-orientale (Germania, Estonia, Lettonia,
Lituania, Polonia, Russia) nel consiglio di amministrazione
dell'ENUSP e ricopre il ruolo di segretario nel direttivo della
stessa organizzazione. Nel 2002 è tra i fondatori dell'associazione
Für alle Fälle (Per tutti i casi), di cui è da
allora presidente e formatore per i corsi di specializzazione.
Dal 2002 è il rappresentante ufficiale di Mind Freedom
International presso le Nazioni Unite. Cofondatore nel 2004
di INTAR (International Network of Treatment Alternatives for
Recovery; Network internazionale per i trattamenti alternativi
volti al recupero). Dal 2005 associato al Patients Rights Advocacy
Waikato Inc. (Nuova Zelanda) e al National Association for Rights
Protection and Advocacy (Usa).
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Ulrich Lindner, nato nel 1936. Teologo, filologo e storico,
oggi in pensione. Dopo la sua dimissione dalla struttura psichiatrica
è quotidianamente attivo in gruppi di auto-aiuto. Fino
all'inizio del 2006 membro dell'Associazione nazionale tedesca
degli (ex-) utenti e sopravvissuti alla psichiatria e presidente
di un'associazione di auto-aiuto.
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Harald Müller (pseudonimo)
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Mary Nettle (Inghilterra). Entra in contatto con la psichiatria
nel 1978. Nel 1992 riesce a trasformare positivamente tale esperienza
negativa cominciando a fornire consulenza a utenti psichiatrici.
Porta all'interno della visione psichiatrica il punto di vista
dei pazienti e si occupa in particolare di ricerca controllata
dagli stessi utenti. Membro onorario dell'università di
Brunel e collaboratrice della Mental Health Act Commission,
commissione nominata dai governi inglese e gallese per vigilare
sul rispetto dei diritti di persone ricoverate coattamente.
Fa parte di INVOLVE, associazione di utenti, lavoratori volontari
e professionali dei servizi socio-sanitari nonché ricercatori,
che si occupa di rappresentare presso il governo inglese il
punto di vista degli utenti psichiatrici negli ambiti della
salute, assistenza sociale e sanità pubblica. Esaminatrice
laica e ispettrice della Commission Healthcare, commissione
incaricata dal governo inglese per l'ispezione dei servizi socio-sanitari.
Presidentessa della Rete europea degli (ex-) utenti e sopravvissuti
alla psichiatria (ENUSP) e membro del comitato donne interno
al Forum Europeo Disabili.
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Una M. Parker, Yorkshire, Inghilterra, nata nel 1935. Quacchera.
Insegnante in pensione. Nel 2001 lascia la cittadina a sud di
York in cui ha vissuto 33 anni: da allora vive a Leeds con la
sua gatta nera. Rimasta in rapporti di amicizia con il marito,
che vive in Australia dal 1993. Ha due figlie adulte. Nominata
nel 1996 amministratrice onoraria dell'organo di vigilanza della
clinica psichiatrica dove era stata ricoverata 30 anni prima.
Dal 1974 fornisce insieme ad altri un servizio di consulenza
continuativa in gruppi di mutua assistenza ad utenti psichiatrici.
Oggi tiene workshop e conferenze sul tema della salute psichica.
Associata a livello locale, nazionale ed internazionale ad organizzazioni
di sopravvissuti alla psichiatria, attiva in particolare in
MindLink e "Vittime anonime dell'elettroschock". Fa parte del
Forum delle organizzazioni non governative, costituitosi a Pechino
nel 1995 nell'ambito della 4ª conferenza mondiale delle
Nazioni Unite sulle donne. In privato i suoi hobby sono: Tai-Chi
(arte marziale cinese), giardinaggio, reciproca consulenza psicologica,
visite a famigliari ed amici, balli di gruppo, canto, letture,
lavoro a maglia, cucito, elaborazioni al computer nonché
scrivere e accarezzare gatti...
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Pino Pini, nato nel 47, psichiatra e psicoterapeuta, fin dai
primi anni 70 ha vissuto in prima persona la fase di passaggio
dalla chiusura degli ospedali psichiatrici allo sviluppo di
nuovi servizi all'interno della comunità. Ha fatto per
dieci anni esperienza politica come consigliere municipale.
Fin dagli anni 80 si interessa di gruppi psichiatrici di auto-aiuto
(self-help). Nel 93 fonda l'Associazione Italiana della Salute
Mentale AISMe. Nello stesso anno entra nel comitato esecutivo
del Mental Health Europe. Da alcuni anni sta conducendo un gruppo
internazionale sul tema "Sistemi locali di salute Mentale" allo
scopo di potenziare nuovi approcci alla salute mentale alternativi
al modello terapeutico. Collabora da molti anni con il Dipartimento
di Psicologia dell'Università di Firenze. Dal 2000 è
direttore del Dipartimento di Salute Mentale della Azienda USL
4 di Prato.
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Nada Rath, nata nel 1940. Ingegnere chimico, in pensione dal
1995. Nel 1992 tra i fondatori in Germania dell'Associazione
nazionale tedesca degli (ex-) utenti e sopravvissuti alla psichiatria
(BPE) e del gruppo utenti psichiatrici di Wiesbaden. Dal 1996
al 1998 nel consiglio di presidenza allargato del BPE. Nel 1997
iniziatrice a Hessen dell'Associazione regionale degli (ex-)
utenti e sopravvissuti alla psichiatria.
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Roland A. Richter, nato nel 1963. Nel 1991 conclude a Colonia
gli studi come operatore sociale, dopodiché lavora fino
al 1995 presso servizi sociali e case-famiglia per persone considerate
malate psichiche croniche. Dal 1995 lavora come libero professionista
in qualità di assistente nominato dal tribunale ed é
consulente per l'organizzazione e la gestione della qualità
in strutture residenziali.
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Marc Rufer, laureato in medicina, psicoterapeuta. Dopo la conclusione
degli studi in medicina lavora come assistente medico in un
grande istituto psichiatrico statale. Fin dall'inizio ha difficoltà
a rapportarsi con concetti come "diagnosi" e "cura di disturbi
psichici" ma è solo dopo un periodo di intensi conflitti
che decise di passare alla critica della psichiatria nel suo
complesso. Con i suoi libri e molti articoli per riviste e giornali
cerca di rendere pubblica la propria riflessione critica sulla
psichiatria. Membro nel direttivo di PSYCHEX (Svizzera). Libri
pubblicati: "Follia psichiatria" (Berna 1988; terza ed. aggiornata
1997), "Chi è pazzo?" (Berna 1991), "Le pillole della felicitá.
Ecstasy, Prozac e il ritorno degli psicofarmaci" (Monaco 1995).
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Lynne Setter, nata nel 1963 in Nuova Zelanda, divorziata, nessun
figlio. Di professione consulente di marketing internazionale.
A nove anni tenta per la prima volta il suicidio. Molti ricoveri
in ospedale e clinica psichiatrica, di cui i primi all'inizio
dell' adolescenza e gli ultimi alcuni anni fa. Ha vissuto in
Asia, Europa, nel Vicino Oriente e negli Stati Uniti. Dopo dieci
anni trascorsi in paesi d'oltremare è oggi di nuovo a casa
in Nuova Zelanda.
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Wolfgang Voelzke, laureato in economia aziendale. Dal 1975
lavora per l'amministrazione comunale di Bielefeld, dove da
gennaio 2000 ricopre la carica di coordinatore per la psichiatria
e le dipendenze. È membro fondatore dell'Associazione nazionale
tedesca degli (ex-) utenti e sopravvissuti alla psichiatria
(BPE) e dell'associazione degli (ex-) utenti e sopravvissuti
alla psichiatria di Bielefeld.
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David Webb, nato nel 1955. Nel 2005 prepara alla facoltà
di filosofia della Victoria University di Melbourne in Australia
suo il dottorato di ricerca sul suicidio come crisi del Sé.
La sua ricerca mostra, partendo dalla sua propria storia di
tentati suicidi, come sia necessaria un'esperienza personale
per comprendere il fenomeno della morte autoindotta. Fa inoltre
presente come chi abbia vissuto questa esperienza non abbia
nessuna voce in capitolo ed anzi venga sistematicamente escluso
dalla ricerca contemporanea sul suicidio. Nel corso della sua
ricerca aderisce al movimento degli (ex-) utenti e sopravvissuti
alla psichiatria in quanto comunità di persone che più
di altre provano affinità spirituale, sensibilità,
empatia e giustizia per tutti coloro che ricercano affannosamente
il proprio benessere mentale, psichico, sociale e spirituale
e che vogliono liberarsi dagli schemi psichiatrici. Prima di
impazzire ha lavorato come programmatore e docente universitario
di informatica. Ha vissuto a New York, Nuova Delhi e Londra;
attualmente vive tra alberi della gomma e pappagalli alla periferia
di Melbourne.
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Josef Zehentbauer, nato nel 1945. Sposato, quattro figli. Laureato
in medicina, medico, psicoterapeuta e autore di libri. Pluriennale
attività in neurologia (Universitá di Würzburg),
in diverse cliniche psichiatriche e nel reparto ricoveri d'urgenza
di una clinica neurologica. Ha operato come medico in Nigeria
e in India. Progetti comuni con Franco Basaglia e altri esponenti
della psichiatria critica italiana. Ha pubblicato tra l'altro
"Die Auflösung der Irrenhäuser oder: Die Neue Psychiatrie
in Italien" ("L'abolizione dei manicomi ovvero la nuova
psichiatria in Italia", Monaco 1983, 4ª ed. 1997),
"Chemie für die Seele. Psyche, Psychopharmaka und alternative
Heilmethoden" Königstein 1986, 9ª ed. 2005 Peter Lehmann
Psychiatrieverlag Berlino; edizione in italiano col titolo "Chimica
per l'anima. Psiche, psicofarmaci e terapie alternative", a
cura di Macroedizioni, Diegaro di Cesena 2002), "Körpereigene
Drogen. Die ungenutzten Fähigkeiten unseres Gehirns" ("Farmaci
endogeni. Le facoltá inutilizzate del cervello", Monaco
1993, 11ª ed. 2002), "Melancholie Die traurige Leichtigkeit
des Seins" ("Malinconia La triste leggerezza dell'essere",
Stuttgart 2000, 2ª ed. 2002).
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Katherine Zurcher. Nata negli Stati Uniti, vive in Svizzera.
Per svariati anni lavora come segretaria in organizzazioni internazionali.
Nel 1999 si ammala di fibromialgia soffrendo di dolori muscolari
e mal di testa cronici, stanchezza e molti altri sintomi. Si
è amaramente pentita dei suoi faticosi tentativi di adattarsi
alla società. Le piace fotografare e scrivere, è amante
della natura e della musica lirica, le piacciono le discussioni
filosofiche, andare in bici e molte altre cose. Come sempre
ricerca la se stessa di una volta, per ridiventare quella che
era prima di perdersi.
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